martedì 10 aprile 2012

Falsi Eroi

Mi vengono in mente tante cose,...una frase che dice che scrivere è per tutti perché risponde ad una esigenza, il sapore del thé alla menta e spezie che ho bevuto come pranzo perché non sto bene, la frase di una donna che mi dice che ha scelto per entrambe quello che io volevo ma non avevo il coraggio di scegliere, il mio gatto che fa le fusa sotto il letto, un'estate di un milione di anni fa a Milano in cui sapevo esattamente ciò che volevo per me.
Ogni giorno è così, ogni momento è così: affollato da ciò che io penso e da ciò che gli altri pensano per me.
Tanto che io vorrei solo ritrovare il capo del mio filo, il discorso interrotto da tutto quello che dentro la vita ci cade o che tiriamo dentro per non ascoltarci fino in fondo.
Quanta paura.
Volevo essere coraggiosa e non ci sono riuscita.
E quando ci ho provato poi la paura all'improvviso, di nuovo mi ha governata, da dentro, come fosse lei ad avere trovato il filo e lo tenesse teso per tirarmi qui e là dentro e fuori dai pensieri e dai gesti.
Un bacio coraggioso, un bacio che mi ricacci dentro come il fazzoletto di un mago la paura di svelare il trucco per essere liberi.
Non ce l'ho più: quel bacio.
Io non ce l'ho più e nemmeno quell'estate calda a Milano non ce l'ho più, ed è inutile stia qui a rifletterci sopra chiedendomi perché sia andata così. Le ragioni possono essere anche quelle che penso ma cosa cambia saperle ora per me? Ora che è me che devo riscrivere, perché scrivere è un'esigenza che mi strappa la faccia.
Io non sono capace di amare se amare significa costruire.
Io non sono capace di costruire.
Qualcuna mi ha detto che io non voglio costruire, pertanto io non voglio amare.
Sto in silenzio e chino il capo, è così....io non lo voglio.
Non ho le palle, non ho il coraggio, non ho la fatica di amare nessuna.
E' triste accorgersi di essere così, non si piange tanto per gli altri, che abbiamo ferito ma che ritroveranno ciò che cercano perché non né hanno paura; piango per me...disperatamente. Piango per la delusione che porto, per il dolore che porto, per la paura che porto.
Piango pensando che quell'Estate sapevo di volere la felicità, e avevo coraggio sul mio destriero giallo, profumavo di fresco e di olio del motore, mi reggevo su gambe magre e forti e Milano mi raccoglieva l'anima nella sua vasta moltitudine di sogni appiccicosi.
Oggi sento solo tanta stanchezza, un sonno che vuole solo essere un riparo.
Oggi vedo quel piccolo supereroe coraggioso, quella donna che si liberava e mi chiedo dove io l'abbia nascosta, dove il dolore di questo viaggio fino ad oggi l'abbia perduta....
E scrivo,...le scrivo.....sperando che torni...

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