sabato 7 aprile 2012

Inizio dall'inizio, quando io lo sapevo e tutti gli altri no, oppure l' inizio è quel aneddoto che racconta che tutti lo sapevano e io no.
O forse la verità è che mia madre ed io lo sapevamo e gli altri no.
Dicevano di me che sarei stato un maschietto, perché dalla pancia si vedeva, da quella forma chiusa, da quell'involucro misterioso dove stavo per ciò che ero senza importanza sesso e forma, senza diciture ed etichette.
Io allora lo sapevo, allora sapevo tutto, come tutti i bambini non ancora nati avevo il sapere degli alieni, avevo la saggezza della vita, la memoria dell'antico, la quiete del sonno/veglia.
Mia madre, come madre dice lei era invece pervasa da quel sapere preistorico che le dava la sicurezza che sarei stata femmina e che mi sarei chiamata come la bambola di mia sorella.

Così sembrava quasi già scritto che io sarei nata confusa, confusa al primo respiro, confusa al primo passo, confusa al primo nastro del grembiule di scuola.
Ma l'infanzia grazie al cielo è intrisa di confusione felice che sa di magia di scoperta, di prima esperienza, di ricerca di identità e una bambina con il grembiule corto e i capelli rasati è una delle tante bambine che la gente si diverte a chiamare "maschiaccio".

Quando mi domandano "da quando lo sai?" allora io che dovrei rispondere? Da quando me lo hanno detto? Da ora che tu me lo domandi? O semplicemente da sempre, da prima del sempre, da tutta questa vita che avrebbe dovuto essere solo mia e che invece è stata spesso più degli altri.
Fosse stato facile, fosse stato sempre divertente, fosse stato sempre "...così...come è..." forse non sarei qui a scrivere per mettere in ordine quella confusione che per tanto mi ha seguito, o magari poi sarebbe stato uguale, perché di confusi come me senza essere "come me" ce ne sono ovunque e dappertutto.

Ancora una volta arriva la primavera e insieme ai fiori arrivano le  mie incertezze e le mie paure, la primavera di rinascita, la primavera di mutazione, la primavera che mi stravolge l'anima nell'attesa della quiete estiva, del  "meriggiare pallido e assorto...".
Ancora una volta mi domando se era meglio restare dentro l'involucro dove non avevo definizione nè forma precisa.....ma poi, la verità è che la vita mi piace un sacco....

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